Economia e Politica |
Posted: 28 May 2010 07:19 AM PDT ![]() Certo, all’interno dell’Europa vi sono paurose relazioni debitorie-creditorie fra paesi. Ma di chi è la colpa di questi squilibri? Solo oggi comprendiamo pienamente quanto avevamo solo intuito: che la creazione dell’Euro era un esperimento da apprendisti stregoni. Sta ora diventando senso comune – sebbene non di tutti - che l’euro abbia dato l’illusione alle banche tedesche e francesi che si potessero allegramente alimentare bolle edilizie (in Spagna e Irlanda) e favorire governi clientelari (in particolare quello greco di centro-destra). Questi meccanismi stimolavano le esportazioni, soprattutto tedesche, per giunta avvantaggiate anche dalla più moderata dinamica di prezzi e salari rispetto ai paesi periferici oggetto di una crescita “dopata”. Ma i nodi sono poi venuti al pettine. Ora le banche tedesche – già gonfie di mutui subprime americani - sono inguaiate quanto il governo greco e le famiglie spagnole trascinate nel boom edilizio. Sicché anche il pacchetto di aiuti europeo di 750 miliardi di euro varato lo scorso 9 maggio ha una dubbia affidabilità. Chi davvero aiuterà chi, visto che il paese che dovrebbe aiutare gli altri, la Germania, è pieno di crediti inesigibili? La questione è di tale portata che Wolfgang Munchau (sul Financial Times del 23 maggio) suggerisce provocatoriamente che potrebbe essere la Grecia a dover aiutare la Germania. Come noi avevamo fatto notare pochi giorni fa sul Goodwin-box, anche Munchau ora ci dice che l’unica valida misura adottata è l’intervento della BCE a sostegno diretto dei titoli pubblici europei. Meno giustificata è la fiducia nella ripresa delle esportazioni extra-europee in seguito alla caduta dell’euro. Al limite queste avvantaggerebbero soprattutto della Germania. Ma soprattutto è da escludere che Cina e USA resterebbero con le mani in mano se tale calo perdurasse. Esperimento da apprendisti stregoni, si è detto. Ma attenzione, si tratta di un esperimento consapevolmente perseguito dai governi dell’Europa periferica, in particolare dall’Italia, che pensava così di importare la “disciplina tedesca” su salari e mercato del lavoro. Lo stesso tentativo fu effettuato nel 1979 col Sistema Monetario Europeo, e si sa come andò a finire. Qui però rischia di finire peggio visto non c’è più la liretta da svalutare. Il problema è che siamo in assenza di una analisi politica seria a livello europeo di ciò che sta accadendo. Il PD e la CGIL farebbero bene, se ne sono capaci, a uscire da una strategia economico-politica in cui giocano di rimessa su temi in fondo secondari. La questione non verte su una finestra pensionistica in più o in meno. Il punto è che bisognerebbe mettere in discussione lo scenario da “suicidio collettivo europeo” entro cui le misure restrittive dei governi si collocano. E’ l’esistenza stessa di queste manovre congiunte a livello europeo che va respinta con fermezza. Si passi dunque a discutere di come questo paese possa porre il problema in sede comunitaria, o alternativamente si possa tirar fuori da un simile disastro. |
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